ARSEN PALESTINI.. SOUNDBOY D’ITALIA NUMERO 1

ARSEN PALESTINI presenta ‘SOCIAL NEARNESS’

https://open.spotify.com/album/0RlGgbp02NIrKawHWXmFH4?si=IzeeYY88QKCHQGyyJKCASQ

 

Beats e suoni come uno dei migliori sound boy (tipo DJ Shadow o James Lavelle). E’ tutto qui il lavoro di Arsen Palestini. IL campo d’azione è quello underground, di uno che mangia pane e abstract hip hop di San Francisco e forse le cose più avant garde della Ninja Tune. Attivo dagli anni ’90, sempre fedele alla propria linea di hip hop lo fi, snocciola beats sporchi, a tratti robotici, a volte a bassissima fedeltà e con una pasta analogica da urlo. Le rime sono sia in inglese che italiano. Nelle rime in italiano coglie lo zeitgeist di questi tempi malandati, come ben descrive in “Mondo malato” e “In questa malaria”. Prende poi una dura posizione contro le guerre, con chiaro riferimento a quella in Ucraina. Sicuramente da encomiare per questa traccia, anche se da soundgirl quale sono il mio focus, e credo quello di tutti gli appassionati del genere, rimane sui suoni, una vera e propria dichiarazione di appartenenza a un modo e a una cultura underground fatta di videogames, tastierine giocattolo, e ore e ore passate in cameretta a pensare suoni “altri”.

L’INTERVISTA

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“Hip hop da cameretta…ti ci ritrovi in questa definizione?”

Non tanto, a me piacciono le feste, i DJ set dove si balla, come era l’Hip Hop all’inizio a New York. Il Rap compie 50 anni come me quest’anno, e va celebrato a dovere! Bisogna tornare alle feste collettive, basta distanziamento sociale e fisico, non se ne può più. Poi vabbeh, qualche pezzo strumentale lo faccio in casa, in un certo senso questa è l’epoca della Musica da Cameretta, purtroppo.

“Perchè un brano sulla guerra?”

E perchè no? E soprattutto, perchè quasi tutti, in Italia e altrove, non trattano più i grandi temi, i temi importanti della nostra epoca? Sembrano tutti presi dall’autoreferenzialità, dalle storielle d’amore, dall’intimismo. La politica è totalmente scomparsa dai testi, e per me è un segno di debolezza, c’è paura di prendere posizione e di perdere ascoltatori. Ora, che faccia così chi è sotto major lo posso anche capire, d’altra parte “cavalca l’asino come vuole il padrone”. Ma anche in ambito totalmente indipendente c’è questa fuga dall’impegno e dalla profondità, è un vero peccato e un vero problema.

“Tre brani solo scritti in italiano anche se penso che siano in assoluto quelli più riusciti del disco…perchè solo tre?”

Mah, io faccio un pò come me la sento, magari una volta farò pure un pezzo in dialetto ascolano, chissà. Oppure solo strumentali, se non avrò più nulla da dire, in nessuna lingua. In ogni caso, col mio gruppo storico, le Menti Criminali, ho fatto tante canzoni in italiano, anzi vi consiglio di andarle a sentire. Trovate tutto su Spotify, YouTube, ecc. 

“Il mondo dei live nel nostro paese è, diciamo così, difficile da affrontare. Quali sono i problemi principali che si riscontrano e come si potrebbe fare secondo te per migliorare le cose?”

Eh sì, molto difficile, poi durante lo stato di emergenza è stato un disastro totale. Ci sono vari problemi di tipo anche fiscale, ecc. Io non sono tra quelli che dicono che debba risolvere tutto lo Stato, dando sovvenzioni a pioggia. Però sicuramente ci vogliono delle strategie, tipo alleggerire gli adempimenti, abolire il contributo SIAE per gli spettacoli piccoli, dare la possibilità ai club di fare rete con i festival estivi ottenendo sponsorizzazioni… Si possono pensare tante cose, ma la base di tutto è riconoscere che gli artisti, i DJ, i fonici e le altre persone coinvolte non si stanno solo divertendo, ma stanno lavorando. E questo non è mica chiaro a tutti in Italia, anzi.

“Dal vivo fai tutto da solo? Beats e tastiere programmate e rime?”

No, di solito ho un DJ che mette i beats e io canto, la situazione classica del Rap. Però vorrei cercare di strutturare una piccola band, magari con uno o due strumenti, un pò nella logica del Jazz, in cui qualsiasi duo o trio o quartetto ha il suo sound, con qualsiasi combinazione di strumenti. 

“Come vedi il prosieguo del progetto in un mondo indie sempre più stritolato da Spotify?”

Mah, è indubbiamente un mondo difficile. A parte l’ascolto in streaming, devo, e forse dovremmo, fare molti più sforzi sui live. infilarci a suonare, cantare, fare freestyle ovunque. Non basta e non potrà mai bastare l’ascolto asettico della Musica, ci vuole la presenza fisica. 

“Il disco lo fai uscire in vinile? Ho visto tra l’altro che qualcuno sta riesumando anche le cassettine…sempre che qualcuno abbia ancora il mangiacassette…”

Ho fatto stampare il CD, chi lo vuole mi può contattare e glielo spedisco oppure consegno a mano. Il vinile ha dei costi sinceramente troppo alti e poi i tempi sono molto lunghi, mi dicono, per problemi proprio di materiali. Le cassette sono una figata, anche se è puro feticismo musicale, beh, w il feticismo! Grazie e ci vediamo in giro, spero.”